La Poesia che ha vinto il primo premio al Poetry Contest Save Lapsus
organizzato da Viola Tatham e Pinovit Pinion
DIRITTO DI FIGLIO
DI Magdalena Dragonash
Mentre ero infante, non fosti in grado di prenderti nettamente cura di me.
Quando ero bimba, la tua misteriosa malattia
mi condusse lontana dal mondo che amavo.
Divenni ragazzina, e le tue stravaganze si tramutarono in orrori.
Ti tolsi ferocemente dalle braccia la rudimentale arma
destinata al mio ignaro padre.
Mi costringesti precocemente a capire
di non poter fare affidamento su mia madre.
Imparai a trattarti come una bambina furba,
prepotente e pericolosa.
La tua figlioletta si riscoprì una giovane donna,
lo divenne senza il sostegno fisso di una mamma.
In quegli anni di distacco intermittente,
tentai di costruire il mio futuro,
munita perennemente dal senso di colpa
per non averti seguita nella tua scelta di partire.
Ora sono adulta, in seguito a dolorose vicissitudini
ho avvertito la necessità impellente
di restituirti la presenza costante di tua figlia.
Ho scaraventato alle spalle, anni di sacrifici
nel vano tentativo di raggiungere una mia indipendenza,
nella frazione di pochi giorni.
Ogni sfera nel corso della mia esistenza
è stata condizionata dal timore che potessero sopraggiungere ripercussioni
riguardanti la tua persona.
Mea culpa, se avrei bisogno di sfogare i miei tormenti,
ma mi trattengo, per non scatenare reazioni deleterie.
Mea culpa, quando provo rabbia, poichè mi piacerebbe
non temere un tuo parere, e invece mi tocca pesare ogni verbo,
affinchè tu non serbi risentimento nei miei confronti.
Mea culpa, perchè osservo con un pizzico di umana amarezza
le mie coetanee sposate, che hanno la fortuna di possedere una madre,
capace di aiutarle nel loro ruolo di giovani mamme.
Mea culpa, nel sorprendermi a desiderare di dividere tale onere,
con un parente, o amico, o vicino…
Ma sono sola, ad occuparmi di te!
Sola, costellata dai miei malesseri e disagi, priva di tranquillità!
Mea culpa, dato che provo intolleranza
verso chi non comprende il mio incubo,
e mi domanda incautamente la ragione
per cui non svolgo attività lavorative.
Mea culpa, di prendermela con Dio,
constatando che mi sono state assegnate moltelpici mansioni,
e non ho le forze idonee per riuscire al meglio, in ognuna di esse!
Mea culpa, di doverti celare le condizioni di salute di papà,
provando rancore verso la tua disabilità, visto che a mia insaputa,
gli auguri soddisfatta di morire atrocemente!
Sostieni di vivere per me…
La tua natura materna, probabilmente ne è convinta!
Ma quella bestia mostruosa annidata nella tua mente,
che porta il nome di “SCHIZOFRENIA”
non si accorge, che compiendo determinate azioni,
mi annienti… giorno dopo giorno?
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